Ultimamente mi sono imbattuta in un “amichevole” scambio di idee sui social a proposito della figura del correttore bozze. E mi sono resa conto che tante persone non sanno realmente in cosa consista il lavoro di un correttore, che cosa faccia per vivere, che tipi di correzioni esistono… Si spara a mille solo per “sentito dire”, portando avanti l’idea che ci siamo creati basata su la nostra personale analisi della parola “correttore”.

Cerchiamo di fare chiarezza.

Il “correttore” è sì colui che “corregge” un’opera letteraria ma i suoi compiti non si limitano solo a questo.
Intanto il lavoro da fare cambia molto in base al testo da analizzare: un manoscritto necessita ovviamente di un tipo di analisi diverso rispetto ad una brochure o ad una email.

Mi voglio soffermare proprio sul correttore di testi editoriale. 
Un ipotetico autore che vuole presentare il proprio libro ad una casa editrice ha due opzioni: la prima prevede la consegna del testo scritto così come è, senza passare da terze mani; la seconda invece lo vede contattare un correttore bozze per sottoporre la propria opera ad analisi prima di passare dalla casa editrice.

Chi non è del mestiere potrebbe pensare “che senso ha presentare il testo ad un correttore se poi la casa editrice ha il suo team interno di proofreader ed editor?”
Giusta osservazione. Quello che il lettore medio non sa è che le CE (Case Editrici) al giorno d’oggi non hanno più quella mole di denaro che in passato permetteva loro di puntare su molti libri in contemporanea, occupandosi anche della parte stilistica dell’opera. Oggi purtroppo le CE puntano prevalentemente su quei libri la cui storia è talmente interessante da poter essere venduta, ricavandone quindi denaro nell’immediato. Il lavoro di analisi e correzione quindi o è minimo, il che vuol dire che la storia è scritta benissimo e siamo davanti ad un nuovo Manzoni, oppure la CE è disposta ad investire in una correzione, ma solo perché il libro ha un potenziale molto molto alto.
Ora, per quanto mi piacerebbe vivere in un mondo di scrittori ed essere contornata da giovani talenti, sappiamo tutti benissimo che i casi in cui questo succede si contano su una mano (forse due).
Ora iniziate a capire?
Con queste premesse è molto difficile sfondare in questo mondo, specialmente se si punta sulla convinzione del “la mia scrittura è impeccabile”, peccando di superbia.
Va quindi da sé che se l’autore presenta un libro alla CE già “corretto” ha più probabilità di essere accettato o comunque di interessare, facendo dire alla CE “però… potremmo provare”. Ovviamente deve colpire la scrittura, la storia, i vari passaggi… una “correzione bozze” non assicura una pubblicazione, però può dare una mano.

Vediamo in cosa consiste questo “corretto”. La correzione effettuata sul manoscritto non è prettamente grammaticale (anche Word ha questa funzione) ma riguarda anche e soprattutto i meccanismi interni di scrittura. Mi spiego meglio. Ogni stile è unico e pertanto a sé stante, ma in quanto correttore, io posso segnalare delle parti in cui la scrittura risulta più legnosa, meno scorrevole, andando a lavorare poi a stretto contatto con l’autore per aiutarlo a sciogliere il problema presente in quel punto.
La scrittura non scorre? La rendiamo più fluida.
I periodi sono talmente brevi da spezzettare troppo le azioni? Li sistemiamo.
Alcuni passaggi non si capiscono? Andiamo ad analizzarli.
E così via.
Ci tengo a precisare che non si tratta di “ghost writing” o di “riscrittura”; il correttore o revisore o proofreader (come preferite chiamarlo) di fatto aiuta l’autore a sistemare proprio quelle parti della sua opera che non funzionano, ma spetta sempre a lui scrivere o riscrivere determinate parti seguendo (sempre se vuole) i consigli che gli sono stati dati.

Naturalmente è un lavoro lungo e faticoso per entrambi, ma una volta finito, l’opera risulterà più omogenea e ci saranno più possibilità che piaccia al pubblico e quindi alla CE. Dopotutto la facile lettura è un elemento richiesto dalla maggioranza della popolazione, ma anche qui ci sono delle eccezioni per stili e opere specifiche (vedi opere antologiche, storiche o descrittive).

Inoltre, il lavoro da fare dipende dall’autore, dall’importanza che vuole dare alla propria opera e dalla “correzione” che vuole sia effettuata. In ogni caso sarà un lavoro su misura per l’opera in questione.

Il costo quindi oscilla molto, i fattori fondamentali per dare un prezzo a questo tipo di lavoro sono 3:
1) lunghezza dell’opera;
2) mole di lavoro da fare;
3) correzione grammaticale e stilistica profonda o superficiale.

In ogni caso lo stile dell’autore rimarrà invariato e le eventuali modifiche dovranno essere prima accettate da lui per diventare effettive. Qui nessuno vuole fregare nessuno!

Vi è tutto chiaro? Se avete qualche domanda scrivetemi pure!